Eccoci di ritorno per parlare di un argomento che in questi ultimi giorni sta facendo nascere accese discussioni in rete tra professionisti del settore e non...il nuovo logo del Campionato mondiale di Formula 1. Rottura con il passato o necessario rinnovamente? Entrambi secondo noi, ma analizziamo meglio la situazione.
In una Formula 1 che ormai regala ben poche emozioni, in cui le gare sono corse in solitaria di uno o al massimo 2 team (e tutti i restanti a mangiare briciole), un rinnovamento è sicuramente necessario. Rinnovamento che segna l'era pre-Ecclestone da quella post-Ecclestone e che parte dal brand identity, forse l'elemento più caratterizzante e che più facilmente viene notato.
Un logo completamente nuovo, in cui troviamo elementi che richiamano fortemente l'elemento principe della Formula 1 ossia la pista, l'asfalto...e a detta di Liberty Media, società proprietaria del gruppo Formula 1, una proiezione al futuro ed al digitale.
Diciamoci la verità, il vecchio logo era ormai iconico, entrato nel DNA degli appassionati e dei piloti i quali non sono molto contenti di questo cambio di imamgine. A detta di molti il vecchio era di gran lunga migliore del nuovo, addirittura c'è chi lo associa ai loghi utilizzati nei videogame e di qualche console di inizio anni 90 (Vedi SEGA)
Tecnicamente non è neanche tanto male...le forme sono descritte da figure geometriche semplici, risulta quindi molto armonico alla vista (forse più del precedente) ma abbiamo qualche dubbio sulla sua leggibilità a lunghe distanze (di conseguenza a dimensioni molto piccole). Il sottile tratto bianco che delimita le "corsie" e che fa da crenatura tra le due lettere "F" e "1" è forse troppo piccolo e rende la composizione più assimilabile ad una A, se vista a distanze elevate.
Comunque sia, che piaccia o meno, ormai i giochi sono fatti e salvo qualche ripensamento (molto difficile che accada) in questi casi l'unica frase che ci viene in mente è...the show must go on.
Alla prossima!
Con l'arrivo dell'estate Sammontana si rifà il look svecchiando il suo brand per la nuova stagione 2015.
Una nuova versione che modernizza il vecchio logo, il più longevo dell'azienda di Empoli, disegnato nel 1981 da Milton Glaser che rappresentava un cono dalle sembianze "umane".
La nuova identità mantiene inalterate le caratteristiche del logo di Glaser (che ricordiamo aver disegnato anche il famosissimo I love NY) mantendendo inalterata la riproduzione del cono ma semplificando e modernizzando gli elementi grafici di contorno eliminando le traccie ed i riempimenti che definivano l'arco lasciando solo gli elementi di lettering "Sammontana - Gelati all'italiana" a definirlo.
La novità è stata annunciata tramite una newsletter in cui si ripercorrè tutta l'identità dell'azienda partendo dal primo logo disegnato dal pittore Sineo Gemignani che raffigurava un corsaro che strizzava l'occhio.
Lo stesso corsaro su poi ripreso per rappresentare "un tesoro di gelato". La prima raffigurazione umana del cono avviene negli anni 70, ripresa e modernizzata poi da Milton Glaser.
Insomma un re-branding a nostro avviso necessario che proietta un'azienda dalla grande storia nel futuro.
E voi cosa ne pensate di questo nuovo logo?
Fonte: Brand Identikit
E ci risiamo! Nel nostro bel paese ogni volta si parla di temi legati alla famiglia e ai gay accade il finimondo.
Ricordiamo tutti quello che è successo con il caso Barilla quando Guido Barilla, ad una domanda a lui fatta durante il famoso programma radiofonico La Zanzara su Radio 24, rispose che per la sua azienda il concetto di famiglia è legato fondamentalmente alla classica "Sacra" Famiglia e che i gay possono preferire o meno la loro pasta, a lui non interessava.
Non lo avesse mai detto, web e giornali in rivolta, tentativo di boicotaggio da parte dei consumatori gay che non intaccò minimamente le quote di mercato dell'azienda. Nonostante gli effetti furono più positivi che negativi per la Barilla, l'imprenditore si scusò con i consumatori e apportò modifiche alle politiche aziendali estendendo le tutele sanitarie ai propri dipendenti transgender e alle loro famiglie. Per di più la Barilla divenne testimonial di campagne di donazione fondi ad associazioni gay.
Il caso di Dolce & Gabbana invece è completamente diverso.
Nel caso barilla quelle dichiarazioni non facevano parte di alcuna strategia, ma nel caso dei noti stilisti, il loro "outing" su determinati temi fa parte di una studiata campagna di marketing.
La dichiarazione nella quale Dolce & Gabbana sottolineano che l'unica famiglia è quella tradizionale e che sono contrari ai "figli in provetta" (con malumori da parte soprattutto di Elton John), fa parte di una strategia che da anni l'azienda sta attuando.
Sono molti gli elementi che confermano questa tesi vediamo quali:
Dapprima il progetto web DGFamily in cui vengono raccolte foto di famiglia da parte degli utenti che è diventato anche lo spunto per una ricerca sociologica a cura del Centro Moda Cult dell’Università Cattolica di Milano, sulla rappresentazione della famiglia, ma anche su come agisce l’immaginario pubblicitario sulla realtà emotiva.
Intitolare "W la Mamma" (#DGMamma) la sfilata di moda tenutasi a milano con la presentazione della loro collezione fall-winter donna 2016 facendo uscire nel finale le modelle con in braccio un bambino.
Nel loro sito web nella sezione Inspiration viene mostrata la foto di una vasta famiglia di chiari origine siciliane. Per di più nella press release della sfilata Fall-Winter Collezione Uomo 2016 vengono indicati i membri delle famiglie dei modelli presenti alla sfilata e dulcis in fundo, le immagini utilizzate nelle loro campagne pubblicitarie da 5 anni a questa parte sono realizzate con foto di modelle e modelli con madri di famiglia di origini siciliane.
E proprio per questi motivi una campagna di marketing quando viene legata a temi particolarmente delicati e soprattutto molto sentiti come la famiglia e tutti i valori che ci girano intorno può suscitare in chi non crede o no ha questi valori reazioni particolarmente critiche, posizioni che sono comunque da rispettare in quanto ognuno di noi ha avuto diverse esperienze nella propria vita e tali esperienze fanno formato la nostra coscenze critica.
Ma alla fine nel mondo della comunicazione il tutto si riassume in questa semplice frase "nel bene o nel male purchè se ne parli".
Voi cosa ne pensate? Ritenete efficace questo tipo di campagne pubblicitarie?